duraio
[ LA ] mestieri
altre fonti
duraio
sost. maschile
venditore, generalmente ambulante, di duri
SC
SF
RI
duro (di menta)
I duri li facevano facendo caramellare lo zucchero, lo facevano sciogliere, e diventava... imbiondiva, non lo facevano caramellare come pe fare i’ mandorlato; molto più chiaro. Poi ci mettevano l’essenza, di menta, o di coso, e poi lo mettevano... – l’essenza, propio, la menta era bianca – e ne levavano un pezzettino di questo, lo stendevano sul marmo, e lo rigiravano, rigiravano, finché cominciava a rapprendersi, va bene, però rimaneva ancora abbastanza morbido, no però da poterlo toccare, che lo zucchero spento l’è com’i’ vetro, ci riman attaccati. Si metteva su questo marmo, unto, e girano, girano, girano, questa... così. Poi ne levavano un pezzettino quand’era ancora trasparente, un pezzettino, e quell’altra parte, c’avevano un gancio d’acciaio, mettevano questa... l’arrotolavano, lo mettevan a i’ gancio e lo tiravano. L’addoppiavano, lo rimettevano a i’ gancio e lo tiravano. Tiravano, in modo che piano piano piano diventava bianco. Bianco bianco. Poi facevano il – come si dice? – da questa... quand’era lavorato bene facevano un rullo, lo stendevano, come si fa pe fare ’ topini, lo stendevano e con questa parte che era di cristallo facevano un cosino fine fine fine, un altro rotolino, ce lo mettevano sopra, così. Poi lo giravano, lo attortigliavano in modo che veniva bianco, con quest’affare più trasparente fòri. E poi colle forbici, poi: trun – trun – trun, facevano tutti i duri, tagliati in diagonale. E poi diventava duro duro duro. A me mi piaceva quand’era... Io spettavo (sic) che li facessero, che non bruciavano più. Sui lungarni quand’e’ c’era i’ Carnevale, c’era ’ durai, qui a ponte a... da Verrazzano, a i’ ponte... Sì, a i’ ponte da Verrazzano, a i’ Comunale (sic!) ’nzomma, su’ Lungarni, s’andava a tirare ’ coriandoli, e c’era i durai. Io aspettavo che fosse pronto, e lo pigliavo morbido, perché mi piaceva masticarlo, s’attaccava a' denti. O sennò, quell’altro l’era duro, appunto, appena si mangiava, come lo zucchero, si frantumava. I’ duraio più buono era quello che riusciva a lavorarlo tanto in modo che venisse più croccante. Più che era lavorato e più che venìa bono. Che sennò da ultimo, a forza di lavorarlo, diventava rigido, non potevano più plasmarlo, diciamo. Così. La lavorazione di’ duro... era bella vederlo fare, quest’affare così. Bello davvero!
I’ duraio sì, c’era, prima. Vendeva ’ duri. Lo sai icché erano ’ duri? L’era lo zucchero tirato, e poi lo faceano a pezzettini. Si chiama(v)an duri. Duri di… a seconda di diverse… Più che attro venìa duro di menta, capito? L’è questo zucchero, seccato, che ’ venìa duro, capito? E allora l’er’i’ duraio.
C’era i’ duraio: Duri duri! Come facea! (= gridava) A i’ Ponte Vecchio, sull’angolo dì Ponte Vecchio e c’era una cesta e lì all’angolo lì di’ Ponte Vecchio c’era questo: L’ha’ visto c’è i’ duraio? E facea: Duri duri! / Ce l’ho duri!