lavóro
[ AG ] relazioni sociali
parlato spontaneo
lavóro
sost. maschile
faccenda, indicazione generica per indicare un'attività, un insieme di cose, un argomento conosciuto
SC
SF
RI
l’è più lungo della / l’è lungo come la camicia di Meo, farla lunga come la camicia di Meo
pancaio
andare benino: si deve andare benino! si va benino!
Una presentazione, un fidanzamento, una chiacchiera, una... una cosa che non va a conclusione. Come questo lavoro [i.e. l’inchiesta]che si fa noi: l’è lungo come la camicia di Meo!
Puzzi com’un cane marcio. (R.: perché uno non si lava?) Sì, ’nfatti, in teoria l’è perché uno un si lava. Poi sa, per me codesto l’è i’ solito lavoro, anche cando uno mett’i’ profumo, per me l’è i’ solit’udore. Quando sento i profumi forti, gli dico sempre: Ma i’ bagno un vu lo fate mai? Perché un lo sopporto, profumi. // Pancaio, sì. Ma noi un s’è conosciuto. Lo raccontava i’ mi’ babbo, diceva che a i’ ponte a Santa Trinita c’era uno che pigliava ’ste panche, no?, le metteva fòri, gli davano de’ soldi… Sì, faceva chesto lavoro qui, come lavoro. // I’ pastone l’è quello pe’ cani. (Il R. dà la def. dell’archivio) ’Nfatti, si dice quando l’è codesto lavoro che costì. Pe modo di’ dire: a me mi piace tanto fare la minestra ’n brodo co’ pezzi di’ pane, speciarmente mettici i’ lesso a pezzettini dentro, dice: Mi son fatto un pastone! // Restà balordo: l’è quando uno l’è balordo, pe modo di dire: c’è uno va ’n carcere, pecchè l’è balordo, pecchè l’ha fatto carche rapina, perché gl’ha fatto un furto, perché gl’ha commesso quarche reato, va in carcere, torna fori e seguita a rifà quel la(v)oro lì, gl’è restà balordo. Guarda, gl’è andao ’n carcere, nonostante chello l’è rimasto balordo. // Si deve andà benino l’è una cosa come per esempio, dice: Senti, bisognerebbe – dice – tu facessi così, però bisogna tu passi di qua; però, guarda, – magari – di lì un si passa, bisogna… / Eh, si va benino! Come dire: Eh, l’è un lavoro di nulla! Ecco. Capito? Eh, l’è una cosa difficile, ’nsomma.
E si prese, ci portarono in tribunale, in piazza San Firenze, ci scesero da i’ cellulare, s’era tutti in fila ammanettati, a’ lati, uno attaccahi agl’altri, e la gente la fece, fece ala, un po’ d’ala, poi passano alla curiosità, e a me mi venne fatto [di dire]: Io non sono un ladro, sono un politico, una difesa così... un poino... anche questo è brutto, perché fà qui’ lavoro lì, mettere alla berlina alla gente. (R.: per un manifesto..) Pe un manifesto... // ...perché dopo a undic’anni s’andava a lavorare. Campa cavallo! Allora, allora sì che la, l’esperienza la si faceva! Fatta ’n maniera diversa, te l’ho raccontata quella che lì, delle donne che mi mettéano… Eh, un credo sia staha una cosa, una bella cosa, avemmi fatto, avemmi fatto qui’ lavoro lì [i.e. fargli mettere le mani nel loro seno].