principiare
[ TM ] prima e poi
GB
principiare
verbo intransitivo
cominciare
SF RI
No, quelli che l’hanno perso, diciamo così, che… che principian a ’ndà di fori. Gente che magari, poi bisogna curargli propio la testa... // Ma anche quand’e’ piglia… i’ forte, c’ha… butta… comincia a principiaree… i’ che dell’aceto. // E quande io ebbi sett’anni principiai a èsse la donnina di casa perché la mi’ mamma l’aveva quattro figlioli e lavorava ’n casa, sicché un ti dico attro. // E’ principia a parlà d’una cosa e poi e’ va ’n un antra e un si capisce nulla. Come potrei fare io, ecco. // Io so di avé vinto sempre, perché non gioco. Aveo principiato, no? Poi feci: una vorta tre trei tutti ’nsieme, e presi sessantamila lire. // Per esempio un cappotto principiava a èsse consumato, qui, si cominciava a ve… sa, perde i’ pelino, si comincia a vedé le cose…
Però i’ principio è sempre quello: che i’ pane si mette sulla tavola, su queste assi, su queste tavole... in sostanza: è principiare. Lì, principiano pe fallo còcere; oggigiorno se si: Intavoliamo una discussione, vol dire: si comincia. // Forse non adoprerei la parola come principio, ma di, dirrei: s’è principia, s’è principato, s’è principiato con questi che qui, pe non dire: come antipasto.
Z registrato senza restrizioni d'uso
PF disus. come vb. trans.
DFD più elevato e raro di cominciare
Gradit com.