róncio
[ IG ] giochi
parlato spontaneo
róncio 2
sost. maschile
nel gioco detto ai ritti, il lancio più complesso che si effettuava facendo passare il braccio da sotto la gamba
SF
(giocare) ai ritti
dritto
sótto
orecchino
Un róncio… Perché poi, roncio… Lo sai icché l’èr’i’ roncio? Quando s’era ragazzi noi, si giocava a’ ritti, si giocava: un zotto, un roncio, un orecchino… I’ roncio te lo faccio vedé come l’era, guarda… [assume la posizione che poi descrive] Ci s’appoggiava così, si mettea la mano di dentro, e si tirava a icché s’era rizzato. L’er’un roncio. Ora un ce la fo più. O un roncio, o un dritto, o un orecchino, o un sotto… Secondo icché si mettea. / Icché venìa voglia di dire. / Capito? Però i’ roncio l’er’i’ coso più difficile si potesse fare. S’incrociava le mani, si passa(v)a la mano di dentro, si tirava. Capito? L’er’un roncio, anche quello. Però noi, più che attro, roncio s’addopra quando uno gl’inciampa e batt’i’ naso. (R.: e in quell’altro modo?) L’er’un gioco, l’er’un gioco da ragazzi. Capito? Quell’attro si chiama(v)a com’un gioco da ragazzi. (R.: e le altre posizioni com’erano?) Allora, l’era… Noo… i’ roncio l’è quando uno l’inciampa e batt’i’ naso… / Batt’i’ capo… / Però, quando si giocava noi ragazzi, eh, allora, ti spie… Guarda: l’orecchino si tirava così i’ roncio, ora non mi viene perché sono… sessant’anni. Si mettea la gamba così, s’infilava la mano di dentro, e si tirava [il corpo è piegato e proteso in avanti ed è facile cadere nel lancio]. Ecc(o) i’ roncio, questo l’er’i’ roncio. (R.: ma uno guadagnava più punti?) Che più punti! L’è secondo icché decideva chello lì che giocava. E’ c’era chi si piegava meglio di me, e l’infilava tutta la mano dentro, tira(v)a come da fermo, capito? Allora decideva lui. L’er’un roncio. A’ ritti.