là
[ AG ] invettive auguri e allocuzioni
parlato spontaneo
là a.
esclamazione
va' più in là!
spostati, allontanati, specialmente per esprimere disaccordo, fastidio
SC
SF
RI
bécero
Impacciare, sì. Vòl dire così. Però sempre riferito al mangiare no: Va’ più ’n là tu m’impicci, o: tu m’impacci. // E’ c’ho un dòlo chi. Questo sì. L’è un dolore. C’ho un dolo lì. E la risposta qual è?: C’ho un dolo chi. / Va’ più ’n là. No? Un mi dì che anche chesto un tu l’ha’ ma’ sentito dire. Carlo c’è cascato per anni, ora ci sta attento... Dice: Mi dòle... / ’Ndó ti dole? / Mi do(le) qui. / Va’ più ’n là, Carlo.
Va più ’n là, che tu puzzi co… Per esempio: ora, io ero a veder’ una partit’a carte. Sicché, fanno i’ giro lì all’Aurora [centro di ritrovo per anziani], specialmente ’ forti (?). Ecco. E’ c’è uno, e c’er’un vecchio qui, mettiamo. Io gioco. Qui c’era accanto, pe vedé giocare, un vecchio co la mazza e compagnia bella. Ora, non gni passava le carte, a lui. Che gni dava noia questo chi: Tu porti male, per esempio. Sa’ icché gli disse? Ma, va via, e’ tu puzzi di piscio, tu ti pisc(io) addosso! Ora, che si dice a uno ’n codesta maniera? // Becere vol dire un modo di parlare sgangherato. Per lui s’era così perché si diceva: Va’ lae… Va’ più ’n lae, invece che: Va più ’n là. Ecco, un po’… questo becero del parlare.
Va più ’n là, vai, vai! Non mi rompere! Va più ’n là, sta’ lontano!